Negli anni Settanta (non ricordo l'anno preciso), nelle edicole senesi comparve, credo in allegato ad un quotidiano, una pubblicazione che fece parlare di sé. Si trattava di un fotoromanzo. La cosa non era insolita (anche se quel genere di pubblicazioni era ormai in declino); quello che suscitò la curiosità unanime dei cittadini fu piuttosto la notorietà dell'interprete scelto per recitare (si dice così?) in una delle parti principali della storia rappresentata; si trattava nientepopodimeno che di Aceto, il grande Aceto, il fantino plurivittorioso, l'indiscussa superstar del Palio di quegli anni.
Mi è ricapitata tra le mani, da poco, la copia che comprai subito, spinto dalla curiosità. Poche pagine illustrate (male); una storia banale ma sgangherata abbastanza per poter essere definita (guardata con gli occhi di oggi) un vero "cult"; interpreti presi dalla realtà contradaiola in generale e fontebrandina in particolare. Il titolo intanto: "Una Storia di Siena", con un soggetto tratto (si diceva) da un racconto di un certo Guy de Beauregard (Guido di Bellosguardo?); interpreti principali Aceto e una certa Luisa Gabrielli.
La strana storia si dipana in pochi fotogrammi mal disposti su una ventina di pagine verdoline e spesso corredati da didascalie difficilmente leggibili; racconta una storia sfortunata di amore e delinquenza con, sullo sfondo, Siena ed il Palio.
Merita raccontarla (perché ognuno possa farsi un'opinione al riguardo):
Carla, che lavora come cucitrice (o sarta? o rammendatrice?) viene raggiunta inaspettatamente dal suo fidanzato Silvio (Enrico Toti), il quale in fretta e furia le comunica che deve partire improvvisamente per Torino (ragioni di lavoro, dice). Lei, stupita, lo saluta senza riuscire a dirgli che aspetta un bambino da lui: glielo dirà il giorno dopo, quando Silvio tornerà..
Il giorno dopo mentre Carla siede accanto al telefono aspettando la telefonata che annuncia il ritorno del fidanzato qualcuno suona alla sua porta: è un amico di Silvio che le comunica che l'uomo ha avuto un incidente stradale.. "E' grave" dice. Direi: Silvio era morto sul colpo (ed infatti Enrico Toti, da qui in poi, non si vede più).
La povera ragazza dopo qualche giorno, smaltito il dolore, non può fare a meno di confessare all'irascibile padre il suo stato; ma incassati due ceffoni decide coraggiosamente di partire dal paesello dove viveva e, salutata la terra natìa, monta sul primo autobus che trova e parte verso un diverso destino, verso la grande città...: Siena!
Ma il destino cinico e baro è in agguato; la povera donna non è appena scesa dall'autobus che, ignara dei pericoli del traffico nelle città, viene investita da una moto. E' grave e, all'ospedale dove viene subito portata le comunicano la perdita del bambino che attendeva.. (vien da pensare alla celebre Gatta di Masino...). Ricoverata nel letto accanto a quello di Carla giace una signora; è gravemente ammalata agli occhi. Le due donne fanno amicizia; la signora, che si chiama Ofelia (sic!), confessa a Carla che, senza una certa operazione che potrebbe guarirla, la sua vita è in pericolo, ma non ha i soldi necessari per l'intervento ed è disperata.
Qui entra in campo Aceto; egli è il figlio di Ofelia e, giorno dopo giorno, durante le sue visite alla mamma ammalata, stringe una sincera amicizia con Carla; i due divengono così amici che la ragazza, una volta dimessa dall'Ospedale trova accoglienza nella casa di Aceto dove questi vive con lo zio (sic!).
Aceto fa il fantino ma non è ancora famoso e si arrangia come può, finché una sera, ad un "cocktail-party" (risìc!) dove ha portato anche Carla, viene presentato a Diego che Aceto riconosce come colui che investì con la moto la sua amica. Aceto e Carla ballano languidamente ma la ragazza è attirata da Diego che canta "una dolce melodia" (testuale!) le cui parole fanno così: "mentre le mie mani gridano verso il cielo i miei occhi bevono il nero che le inghiotte" (e basterebbe questo per alzare a livelli impensabili il valore di mercato di questo fotoromanzo); Carla è rapita, balla con Diego tutta la notte fino a che lui le propone di fuggire insieme. Poi lui le fa una proposta: "Vuoi venire con me? Ti condurrò nel luogo dove anche un lupo diventa un agnello... dai miei amici zingari". Carla (chissà perché) trova l'idea affascinante: "Ma devo sentire Aceto" dice prima di accettare. Aceto però ha il cuore d'oro: "Andate pure, io devo restare qui"; Carla e Diego partono in moto (presumibilmente quella che aveva investita la ragazza) fino ad un "accampamento zingaro" dove le due persone presenti, un uomo e una donna (chiamati rispettivamente Zoltan e Morgana), accolgono a braccia aperte la ragazza.
"Ti insegnerò subito la danza delle clessidre" dice Morgana a Carla, dopodiché i quattro "intonano antichi canti zingari" (sic!). Tornati a casa Carlo e Diego si accorgono di amarsi, un tenero bacio suggella il loro sentimento e i giorni seguenti il loro legame si rafforza. Lui canta accompagnandosi con la chitarra, lei ascolta rapita e dice: "Non sapevo che esistessero uomini come te... le tue parole mi toccano l'anima" mentre una didascalia spiega: "Siena, con gli occhi delle sue torri, è testimone dello sbocciare di questo amore" (testuale).
Ma il tempo è tiranno; la mamma di Aceto deve operarsi e non ha i soldi per l'intervento.."Aceto non ha ancora trovato la monta.." spiega Carla e Diego subito si dà da fare: va da Umberto, l'altro mangino della sua contrada e riesce a convincerlo ad ingaggiare Aceto per la corsa del prossimo Palio.. "Ti diamo 2 milioni per la monta.." gli promette Umberto; "Spero di meritarmeli" risponde Aceto.. (con quei soldi potrà far operare la mamma ammalata).
Ma il giorno del Palio va tutto storto; Aceto parte primo e resta in testa fino al terzo giro ma poi cade ("la cattiva sorte.." spiega la didascalia); per colmo di sfortuna il Palio lo va a vincere proprio l'avversaria! Aceto viene circondato dai (suoi) contradaioli inferociti e , dopo un violento scambio di opinioni lo ritroviamo ricoverato in ospedale. E' finita? Neanche per sogno: qui Umberto gli comunica che i soldi che gli spettavano per la monta "sono stati rubati" (!).
Il povero Aceto non può che commentare: "Maledizione!".
Pensando che il ladro sia Diego, Aceto rivela a Carla che era proprio questi colui che la investì. Diego viene incarcerato (ma perché?) ma pensa sempre a Carla.. "e io che non posso provarle la verità" dice rivolto all'inferriata.
Dopo qualche settimana Aceto riceve una strana telefonata. E' un ricatto: il vero ladro gli ordina di perdere la prossima corsa "dovrai frenare il tuo cavallo e lasciar vincere Nerina..."; solo in tal caso gli darà i soldi necessari a far operare la madre. Aceto parla con Carla e le dice che farà quanto ordinatogli: il suo amore per la mamma è così grande che per salvarla cederà all'odioso ricatto. Carla corre da Diego ("nel frattempo scarcerato per insufficienza di prove" testuale) e gli racconta tutto: i due non perdono tempo; in sella alla solita motocicletta, corrono sul luogo della corsa..
Siamo all'ippodromo; dopo il via Aceto parte in testa (parte sempre in testa...) ma dopo un pò comincia a rallentare: si è venduto? Neanche per caso: "conscio delle conseguenze egli aveva deciso di riportare la vittoria" avverte l'opportuna didascalia. Ma nei box viene affrontato dal ricattatore e minacciato con un forcone: aò, quello vuole ucciderlo! Ma proprio ora arrivano Diego e Carla; come una furia Diego affronta il bandito e con un deciso colpo di chitarra (va sempre in giro con la chitarra, Diego) lo stordisce. Il malvivente barcolla: ci pensa Aceto con un pugno ben assestato a stenderlo.
Per il finale facciamo parlare direttamente quanto riportato negli ultimi fotogrammi del fotoromanzo:
"e mentre il bandito viene catturato, Diego mette in moto la sua motocicletta..."
Carla (ad Aceto): "Andrea, caro, mi sono accorta solo ora di volerti bene"
Aceto (a Carla): "Anch'io Carla. Non te l'avevo mai detto, ma ti ho sempre amata in silenzio."
I due (all'unisono): "Diego! Diego! Aspetta dobbiamo spiegarti!"
(Diego parte in motocicletta)
Didascalia: "... e senza voltarsi si allontana verso il sole lontano".
FINE
Se non è un capolavoro questo...
R.M.